…in
tempo di guerra gli addetti alla ricezione Morse erano pochi. Quindi
molti avevano una cuffia sull’orecchio destro, e un ‘altra sul sinistro,
e traducevano due segnali, provenienti da diverse stazioni, alla volta:
scrivevano con entrambe le mani i due segnali. Correttamente. Una volta, parlandoci, uno disse “toh, un giapponese !” – e poi “ecco un russo ” – “uno spagnolo “. Solo dal ticchettio, senza sapere nulla né di giapponese, né di russo, dal diverso ritmo che lo scrivente imprimeva al ticchettio, erano in grado di riconoscere la “lingua madre”, di chi batteva i tasti. Controllammo: non erano millanterie. Ci azzeccavano sempre…. Alfred Tomatis – L’orecchio e la vita. (un libro che ero sicuro di aver perso, invece, contentissimo, ho ritrovato in libreria). |