Ultimo avviso

foto di Francesco Neri.
foto di Francesco Neri.
foto di Francesco Neri.
Il mondo così come lo conosciamo, sta andando a scatafascio.

Il mondo dei megacontainer, del petrolio, di cento guerre, sopratutto il mondo dei figli che stanno meglio dei genitori, e molto meglio dei nonni.

La crisi, cosi la chiamano, non è passeggera, siamo passeggeri noi di un pianeta che “non ci vuole più” e ne ha tutte le ragioni.

La crisi, cosi la chiamano, ha portato suicidi, pensieri, negatività, povertà, mortalità, malattia.

Ecco. Malattia.

La società era già malata, ora i sintomi si sono fatti manifesti.

Finchè un miliardo di persone, NOI, consumavano il 70% di tutto, e inquinavano per il 90%, a noi andava bene. Ma la malattia, cioè noi, era già presente.

La crisi, così la chiamano, non è il disastro, è l’allarme.

Senza la crisi, se fosse andato tutto bene, se avessimo ancora tutti il lavoro,e un pò di migliaia di euro, anche per il mare d’inverno e la settimana bianchissima, non ce ne fregherebbe un cazzo del pianeta, di Sumatra e neanche del Glifosato.
Ma sarebbe stato un disastro lo stesso: Un miliardo di pazzi il pianeta poteva sopportarlo per cento anni, e forse più. Con l’entrata nel gioco di Cina e India, duemiliardi e mezzo in un colpo, nel novero dei pazzi che pretendono auto, frigo, tv, smart, condizionatore, lavatrice, a volte in triplice copia, il pianeta non ha altra soluzione che liberarsi di noi. E lo farà.

Gli alberi, all’apice della catena verde, che esiste da un miliardo di anni, che raffigurata linearmente sarebbe, poniamo, un kilometro, resteranno a guardare, probabilmente sollevati.
Noi siamo comparsi duecentomila anni fa, che sulla scala sarebbero 20 centimetri, siamo coinvolti nell’industria pesante da due secoli, che in questa metrica sarebbero 2 decimillesimi di millimetro.

In questo tempo molecolare abbiamo distrutto OGNI cosa che abbiamo toccato, razionalizzato. Convinti di essere la punta di diamante, l’apice dell’evoluzione ancora facciamo fatica a capire che siamo una particella del tutto, che nella sua boria spasmodica, distrugge tutto ciò che l’ha generata e che la sostenta.

Spariremo.

La crisi, così la chiamano, anche se ordita da pochi ai danni di tutti, può essere la nostra salvezza.

E’ forse l’ultimo avviso.

Ci dice, per l’ultima volta che o capiremo di essere parte di un tutto, padroni di niente.
Figli della terra, non i suoi padroni.

O spariremo.

Tutto ciò che ci serve c’è già. Basta fare poco. Modificare poco, in punta di piedi, senza spostare montagne, tagliare alberi, bucare terre e mari, senza creare i mezzi per parlare col mondo ma senza aver nulla da dire, senza distruggere l’essenziale, per fabbricare il superfluo.

Tutto ciò che c’è, c’era un miliardo anni prima della comparsa del primo uomo, e ci sarà per altri miliardi, dopo la scomparsa dell’ultimo.

Siamo quì per osservare, dare del nostro meglio, amare, e poi tornare da dove siam venuti.

La crisi, così la chiamano, ha sicuramente uno scopo.

Questo.

E’ l’Ultimo avviso.

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